l’attacco è incerto, un fill
lo splash nella seconda terzina,
in levare
nel giardino di suoni minimi
(uno studio senza finestre) coltiviamo
vibrazioni intollerabili
“c’è qualcosa di poroso
vergato di nero, una pignoleria
a tratti orientale”
la musa siede, immobile
gli occhi chiusi – i gomiti poggiati
sulle ginocchia
“allo stesso tempo dolce
aristocratico come il day after
di un bagno a mezzanotte”
e quell’ultima nota
un’esca lanciata in aria, in attesa
al termine della lenza
#12