Meravigliosi incontri: tra materia e simbologia

Per una serie di ragioni, ho iniziato a interessarmi ai legni del nostro territorio. Oltre alle caratteristiche tecniche: fibra, tessitura, colore, durezza ecc., ho raccolto notizie sulla simbologia delle piante e l’influenza che hanno avuto sulla vita dell’uomo. Da questo materiale emerge uno spaccato sorprendente che racconta dell’antico e stretto legame tra uomo e natura. Un legame che purtroppo, da un po’ di tempo a questa parte, pare destinato a disgregarsi.

Oh certo, tutti ammiriamo gli alberi, la loro bella chioma quando, nel massimo fulgore stagionale, spunta dalle recinzioni di certi cortili e ombreggia palazzi e strade, ma li conosciamo davvero? Li sappiamo distinguere uno dall’altro? Io, ad esempio, mi vantavo di distinguere l’Ippocastano dal Tiglio e l’Acero dal Nocciolo, ma è ben poca cosa rispetto alla complessa varietà di piante che ci appartengono per territorio e tradizione.

Eppure gli alberi, gli arbusti e le piante hanno una storia appassionante e intricata. A loro sono stati attribuiti poteri, suggestioni, versi e miti. Sempre a loro l’uomo si rivolgeva per chiedere protezione, sostegno e consolazione. Un’interazione durata millenni, durante i quali la sfera del terreno e del divino si sono amalgamate.

L’albero che apre questa piccola raccolta di parole è il Bosso.

Cespuglio di Bosso
Cespuglio di Bosso

Rilegato frettolosamente, specie in epoca moderna, a pianta ornamentale per cimiteri (insieme al Cipresso e al Tasso di cui parlerò presto) e ulteriormente penalizzato per lo sgradevole odore che emana quando fiorisce (e con discrezione si autofeconda), il Bosso ha invece una forte carica simbolica.

Le sue tre caratteristiche principali: il rinnovarsi perpetuo delle foglie, la resistenza a ogni condizione climatica e la crescita particolarmente lenta, gli hanno garantito fin dall’antichità il titolo dell’immortalità. E’ un premio alla capacità di superare e uscire indenne dagli inferi dell’inverno, dal lato opposto della vita, dai territori proibiti di Ade. Il Bosso simboleggia così la rinascita e il perpetrarsi inesauribile della natura, in poche parole l’eternità.

Dalla Grecia di Ade, il Bosso riappare sotto forma di flauto ricurvo per accompagnare, col un suono profondo, i canti selvaggi delle cerimonie dedicate alla dea Cibele, il cui culto religioso giunse fino a Roma da oriente.

In poesia, non poteva mancare un riferimento al Pascoli:

“un fresco odor di cimitero 
viene, di bosso.”

Giovanni Pascoli, Dopo l’acquazzone nella raccolta Myricae.

Facciamo un passo indietro con Agnolo Ambrogini, detto il Poliziano

“Stanze per la giostra di M. Giuliano De’ Medici” ( 1475-’78)

LXXXV
El chiuso e crespo bosso al vento ondeggia,
e fa la piaggia di verdura adorna;
el mirto, che sua dea sempre vagheggia,
di bianchi fiori e verdi capelli orna.
Ivi ogni fera per amor vaneggia,
l’un ver l’altro i montoni armon le corna::
l’un l’altro cozza, l’un l’altro martella,
davanti all’amorosa pecorella.

E un passo avanti, fino ai giorni nostri con una poesia di  Lidija Dimkovska.

A SLEGOVO UNA CASA DI LEGNO DI BOSSO
Neanche nove tende
coprono la casa
dove si festeggiano le nozze
tintinnano i bicchieri risplendono i muri
l’anima saltella
tra i piedi e la pelle
e la casa ubriaca e distesa
balla tra i vicini
fa una riverenza alle strade
sorvola gli alberi
ancheggia tra i vicoli
e tutti seguono con un brindisi
questa casa felice, questa sposa novella!

Senza tenda e senza nome invece
è la casa del filosofo
nessuno se ne accorge
sprofondata tra le spalle dello spirito
affonda silenziosamente, egli scopre enigmi
lei intristisce, lui crea dei mondi
alla fine quando è solo un cadavere squallido
tutta la costruzione di pensieri diventa polvere
alla fine quando tutta squartata
s’inginocchia davanti alla soglia come una brutta vecchia
tutti passano frettolosamente sputandole addosso
ah, che orribile, che orribile rovina!

Già in antichità il Bosso rappresentava anche fermezza e perseveranza. E’ col suo legno, così forte e resistente che si costruivano utensili e manici per attrezzi da lavoro.

Ma non solo: la tessitura finissima e uniforme, unita all’assenza di nodi lo hanno reso particolarmente adatto alla produzione di pedine per il gioco degli scacchi, elementi per intarsi, violini, tasti per il pianoforte e l’organo, ma anche per strumenti matematici, pettini, scatoline per contenere oggetti preziosi e altri lavori di ebanisteria.

Il legno di Bosso si presta particolarmente bene ad essere tornito.  Al tornio infatti abbiamo creato questa bella coppia: penna stilografica e matita portamina, dalla piacevole colorazione bionda.

matita e stilografica artigianali in legno di bosso tornito
Matita e stilografica artigianali in legno di bosso tornito

Per conoscere le caratteristiche e i modelli disponibili visita il sito www.nerocalamis.com.

Il venditore di storie #2

Questo è un lavoro impossibile dicevo, eppure me lo sono scelto. Più che scelto, credo di esservi scivolato dentro senza volerlo, come si rischia di scivolare nell’arte dopo un’infanzia popolata da troppi incubi e sogni. Da dove giungono le mie storie? Non da lontano. Osservo più che altro e mi premuro di collezionare qua e là qualche fotogramma che poi ingombro di piccoli particolari o avvolgo in atmosfere ordinarie o surreali. Il risultato è tanto insulso da farsi ricordare. Ma funziona.

Al numero 15 di via Belfanti c’è una casa a un piano, l’intonaco è appena intaccato dalle intemperie e le imposte sono semichiuse. Tutt’intorno un giardino ben curato dove sonnecchia a mezz’ombra un bel cespuglio di ortensie perfettamente azotate, da cui è appena emersa quella che immagino essere la Signora M.

La Sig.ra M. indossa il classico trittico da giardino, cappello-guanti-cesoie e un sorriso. Le iridi chiare attraversate da un brevissimo bagliore che, in mancanza di altri indizi, decido di tradurre come un cenno di cordialità.

“Le dispiacerebbe se le raccontassi una storia?”. La mia voce attraversa la recinzione che ci divide. E il bagliore risale la corrente.

L’alfabeto degli affetti

S’innamorarono alla vigilia della guerra, da cui entrambi uscirono illesi. Lui, un collaudatore d’aerei, alto e coi baffi alla moda, di quelli sottili che sparirono solo nel ’37. Lei, opportunamente desiderabile e sognatrice, era una di quelle donne che non smettono mai di sorridere.

Ogni giorno gli scriveva una lettera con una grafia aggraziata e sottile che lei riteneva essere particolarmente appropriata per stimolare l’attenzione di quel suo unico e singolare lettore. Si trattava per lo più di brevi cronache quotidiane e impressioni di vita collettiva fatte di uomini e donne messi insieme per l’occasione.

In cambio riceveva istantanee sovraesposte, cariche di una bicromia rovente, dolorosamente asfittiche e riarse dal bulbo solare, che lui scattava in volo, spesso con una mano sola.

La prima che le fu recapitata era completamente nera. Gli rispose con entusiasmo. Lo lodò per il tentativo di cogliere l’essenza delle cose trascendendo il particolare, avvertendolo tuttavia della necessità di percorrere anche altre strade per giungere là dove risiede l’infinita bellezza universale.

Ne seguirono tante altre a svelare in maniera sempre più audace le avventure di quell’uomo infilato nel mezzo di nuvole inconsistenti, conficcato in cieli sordi e nel fumo dei motori.

Inventarono così una specie di nuovo alfabeto degli affetti, che presto attirò l’attenzione. A chi la pregava di rilasciare una testimonianza di quei giorni lei faceva spallucce e rispondeva: “Oh! Ballava molto bene in effetti, ma faceva passi troppo grandi per me”.

 

La Sig.ra M. si attarda nel silenzio di chi conosce l’arte dell’ascoltare.  Rincorre un suo pensiero, mi pare di capire. Poi si allontana verso il fondo del giardino, guardandosi intorno come se avesse smarrito qualcosa. Quando riappare reca con sé un fiore. Una dalia dice. La dalia si dona come gesto di riconoscenza, buon gusto  e per esprimere gratitudine. Si sposta di nuovo.  La serratura del cancello scatta. La Sig.ra M. è in strada, mi si avvicina e mi abbraccia.

“Ora vada” dice, “ho voglia di sfogliare uno dei miei album. E questa è una cosa da fare soli”.

Abbinato a questa storia:

Album fotografico rilegato in pelle marrone anticata con copertina rigida e dorso con nervetti. 60 fogli avorio con velina. La finitura con cera naturale dona al cuoio una straordinaria morbidezza risaltandone la nuance bruna.

Album fotografici rilegati in pelle marrone anticata
Album fotografici realizzati a mano

Forse ti sei perso: Il venditore di storie #1 

Il venditore di storie #1

Vendere storie è un lavoro da pazzi. Ma io non sono pazzo. Vendo storie a domicilio, anzi le racconto. Scelgo con cura una casa e una porta. Non è cosa facile. Serve una buona dose di intuito per decidere a quale affidarsi. Distinguere tra un “Sig. Carinci” e una “Famiglia Falpalà”. Ancor più complicato è decidere la storia giusta da raccontare,  così su due piedi, immobile sulla soglia di una dimora entro cui non sono ancora stato invitato a entrare. Né forse lo sarò mai.

Esistono vari approcci, ma io punto tutto sulla curiosità: quella piccola fiamma che accende lo sguardo che si posa sulla mia figura di sconosciuto, talvolta tenue e sfuggente oppure seccata e impertinente. Un piccolo istante mi occorre per afferrarla e modulare le successive parole per rassicurare o infiammare l’anima del mio interlocutore.

Vendo parole. E non costano care. Lascio al vostro buon cuore giudicarne il valore.

Mi fido. Comprare storie  è una cosa da pazzi.

La leggenda del girasole.

Era un tipo pieno di stranezze. Un giorno, non si sa come, fu preso dalla bizzarra idea di catturare le stagioni, ma ogni volta che provava a scendere a patti col sole finiva stremato a contare i fili d’erba ai suoi piedi.

Girasoli

Ogni storia ha il suo quaderno preferito:

Quaderno Medioevalis in cuoio morbido:  Il lungo laccio avvolge dolcemente il quaderno e tutto quanto in esso racchiuso, come l’abbraccio di un compagno gentile.

Quaderno cuoio morbido con laccio
Quaderno cuoio morbido con laccio “Medioevalis”

 

Malta, le mille forme del tempo

Per tornare indietro nel tempo serve affrettarsi; per sorvolare il Mediterraneo serve un cavallo volante; per incontrare una dama, un alchimista, un falconiere, un cavaliere o un artigiano intento al suo lavoro basta andare a Malta. Il bello del tempo è che avanza, retrocede e talvolta si ferma, diciamo al Medioevo, proprio qui, il 18 e 19 Aprile, per il Festival Medioevale.

Foto presa dal sito ufficiale del Festival Medioevale di Malta

Nel prossimo week-end Mdina si trasformerà in un grande palcoscenico e in ogni angolo, strada, piazza, vicolo si rappresenteranno attimi di una vita che non ci appartiene più, ma che continua ad affascinarci e incuriosirci.

Chissà perché di tutte le epoche passate, quella medioevale resta la più rappresentata? Sarà per quella strana atmosfera dentro cui l’oscuro allevava la speranza di ciò che doveva ancora divenire, o per esorcizzare il timore di specchiarci e scoprirci sempre uguali e ostaggi di potenti, maghi e fattucchiere.

Foto presa dal sito Visit Malta
Foto presa dal sito Visit Malta.com

Altrimenti è una questione di luci, colori, abiti e armature, mostre, conferenze, parate e rievocazioni di un ricco calendario. Oppure è per quella tipica e poetica sintesi della storia che si narra fin dentro i pochi metri cubi di spazio delle botteghe, dove anche gli artigiani sono protagonisti, quando riversano nei vicoli il loro sapere, il loro fare sussurrato, la loro arte pensata e la lenta manualità che spesso essi stessi tendono a liquidare con un laconico “chiunque, con un po’ di pazienza e disciplina lo potrebbe fare”. E’ bello quando suoni, voci e aromi si mescolano insieme a gente giunta da ogni dove per dar vita a una grande spirale mobile e leggera come un ghirigoro.

In questa pagina del tempo, strappata e ricucita con filo spesso da legatore, all’interno di un locale in pietra tipica maltese intimo e avvolgente, ci saremo anche noi, coi nostri quaderni in cuoio Medioevalis, i diari antichi in carta tagliata a mano, i lapis, i pennini e gli inchiostri, a riprendere un discorso mai interrotto che conduce fino ai giorni nostri.

Passeggiando per Mdina, vi consigliamo una visita presso:

Andolfi Artisan Boutique

Mdina Gift Shop – Santa Sophia Street.

Là troverete Roberto, per gustare insieme una deliziosa specialità o un bicchierino di liquore locale.

Foto interno locale “Andolfi Artisan Boutique” di Roberto Andolfi.

Ai devoti della matita

Un titolo niente male.

 

Raramente su questo blog ho parlato dei prodotti di legatoria di cui mi occupo, né ho mai descritto i progetti che nel tempo mi sono pervenuti. Chissà perché? Eppure alcuni sono davvero belli: sono progetti personali che richiedono tutta l’abilità dei maestri rilegatori, sono vari e raccontano storie di piccole e grandi aspettative e guardano al futuro. Se riavvolgessi quel filo invisibile che lega l’una all’altra le creazioni, vi  mostrerei un collage di luoghi e persone: storie di pievi e monasteri, dimore antiche poste in luoghi magici, di poeti e pensatori, viaggiatori di mare e di terra, avventurieri e artisti, turisti frettolosi e pellegrini, storie di unioni e nascite, di distacchi e biografie domestiche. E’ da un po’ che ci penso. Prima o poi lo farò.

Con questo preambolo vorrei giustificare gli ultimi mesi lontano dal blog. Mesi fertili e intensi, passati a dar vita a un nuovo prodotto che speriamo possa generare un consenso grande almeno la metà del nostro entusiasmo.

All’interno della nostra piccola collezione di strumenti per la scrittura mancava un oggetto che potrebbe definirsi senza tempo e che conta un folto numero di quelli che noi abbiamo affettuosamente ribattezzato (sentendoci parte della categoria) “i devoti della matita”.

Fateci caso, questo strumento vive da sempre in simbiosi con l’uomo, mutando forma a seconda del compito che viene chiamato a svolgere: dalle scorribande intellettuali e artistiche alle faccende squisitamente pratiche.

Risalendone la storia siamo approdati alla mirabile figura del naturalista e scienziato svizzero Conrad Gessner il quale, nei suoi scritti datati intorno al 1565 diede di questo strumento la prima efficace definizione: “un pezzo di grafite racchiuso in un guscio di legno”. Lo ammetto, è un po’ naif, ma aspettate di conoscere il resto della storia. Lo scritto di Gessner segue di poco la scoperta di un grande giacimento di grafite purissima in Inghilterra. L’utilizzo di bastoncini in materiale minerale era già nell’uso quotidiano dalla notte dei tempi, ma Gessner fu il primo a documentare la praticità che ne sarebbe derivata racchiudendo quella grafite in due piccoli pezzi di legno, mentre prima lo si utilizzava nudo, oppure avvolto in pezzetti di stoffa o pelli di animali. Vi convince? Dovrebbe, perché da quel momento il concetto di “matita” assunse il suo connotato moderno sviluppandosi in maniera più o meno spontanea e simultanea in tutta Europa e negli Stati Uniti dando vita ai più famosi marchi. Avvincente.

Ma torniamo a noi. La nostra matita portamina realizzata in legno tornito, dipinto e cerato a mano è davvero speciale e strizza l’occhio al passato. Priva di ogni meccanismo “moderno”, la mina in grafite trova il suo alloggio in una spina conica in legno che mostra un taglio longitudinale. Quando la spina viene infilata nel foro del corpo matita, la mina non ha più margine di movimento. Per far avanzare o sostituire la mina, è sufficiente sfilare la spina conica, fare i dovuti aggiustamenti e infilarla nuovamente nel suo alloggiamento. Semplice ed efficace.

Matita portamine legno
Matita portamina in legno di ginepro rosso, modello “Aida”, tornita e cerata a mano.

 

Per iniziare abbiamo realizzato quattro modelli, a cui abbiamo affibbiato dei nomi altisonanti: Aida, Carmen, Figaro e Butterfly, giusto per non farci mancare nulla. Il legno utilizzato è in tre essenze: Faggio, Mogano e ciliegio selvatico. Ma è solo l’inizio.

Inserita in una bella scatola regalo e accompagnata da un tempera-mina realizzato in legno sagomato e carta abrasiva (siamo certi che alcuni di voi se lo ricorderanno in dotazione a scuola, durante le ore di artistica o disegno tecnico), questa matita è un regalo ideale per coloro che amano gli oggetti da scrittura in stile. Regalo ideale, anzi no, perfetto per i devoti della matita.

Portamine legno
Matita portamina in legno di mogano in confezione regalo.

 

Piccola galleria d’immagini.

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Le matite portamina le trovate qui.

Buongiorno

 Big snow feb 2015A chi sprofonda in questa luce selvaggia che sembra non avere fine;

Big snow feb 2015

A chi percorrere i sentieri tutto d’un fiato aspettandosi, dietro a ogni curva, di trovarsi faccia a faccia con un lupo o una volpe. O magari con una fata.

Big snow feb 2015

A chi, folle d’amore, danza nelle radure e rincorre le lucciole tra i cespugli;

Big snow feb 2015

A chi insegue nella memoria le tracce imprecise di una stella;

Big snow feb 2015

mentre la luna nel mattino si sbriciola piano piano

Big snow feb 2015

 e interrompe la vanità del suo vagare

Big snow feb 2015

per dar forma infinita al mio sentire.

Buon San Valentino.

 

Seneca e l’amicizia

Seneca scrisse in una lettera a Lucillo a proposito di Ecatone:

.. ti dirò quel che oggi ho trovato di accattivante in Ecatone. "Mi chiedi" egli dice "quali siano i miei progressi? Ho cominciato a essere amico di me stesso." Fece davvero un bel progresso.. sappi che un amico di questo genere è accessibile a tutti.

Buon Natale agli amici

e agli amici dei nostri amici.

Laura e JJ

buon natale_
Accessori Legatoria Koiné

tratto da: Le consolazioni della filosofia – Alain de Botton – Le fenici

Sirtaki (mano nella mano)

In Grecia il 15 agosto, giorno dell’Assunzione è una festa religiosa molto sentita, ma è anche l’occasione per spezzare il ritmo della vita quotidiana e dare libero sfogo alla gioia popolare, al ritmo del Sirtaki.

C’eravamo anche noi e questo è il mio personale racconto per immagini, tra ritmo e gestualità.

Progetto: mani. Foto mie.

Psychro, Creta, 2014